Una volta la velocità era un valore assoluto oggi inizia quasi a imbarazzare. Cosa fare quando la velocità non ti basta più?
Ovvio che questo è poco più che un appunto. Non sono in grado di poter tradurre realmente tutti i cambiamenti in atto nella mia generazione, a Milano, e chi lo sa, magari nel mondo. Il fatto è che la velocità per me è sempre stata un valore, come la produttività. Fanno parte dell’identità di Milano in qualche modo, dello stereotipo, ma è così. Un altro valore era l’immagine, valore che non sono mai riuscita a fare mio.
Sono stata veloce e iperproduttiva. Il tempo della mia vita è stato veloce, gli ultimi 15 anni sono stati faticosissimi e velocissimi: ho traslocato tantissime volte, ho avuto due figli, ho fatto tantissimi lavori, spesso in contemporanea. Ho voluto tutto, tutto insieme, il prima possibile.
Il tempo è andato e non torna. Ne sono sempre stata orgogliosa e felice.
E sono ancora totalmente nel pieno della velocità. Eppure ora, aspiro a essere meno costretta da questi ritmi così frenetici. Posso farlo? Posso finalmente darmi tregua? Sono arrivata dove volevo arrivare?
Il tempo sta cambiando. Ora ho letto nelle persone qualche sguardo di imbarazzo all’ennesima frase tipo “Non ho neanche tempo di prenotare le vacanze”. Meno orgoglio. Purtroppo anche meno felicità. Io non me la sento più di dire con orgoglio che non ho tempo per dormire, che faccio cento cose contemporaneamente, che non mi fermo mai.
Un po’ perché sto anche smettendo di essere così, un po’ perché non mi va di dare questo esempio, non voglio alimentare questa frenesia, questa stato per cui se non fai cento cose devi sentirti un fallito.
Io nonostante non mi sia mai fermata ho convissuto per anni con la costante sensazione di non fare (essere) mai abbastanza.
Ragazza mia meno male che questa sensazione è passata! A 36 anni!
Per fortuna hai ancora tempo per non pensare più a quanto devi fare, ma puoi semplicemente essere!
Ma questi sono i miei retropensieri.
Intanto però i paesi come gli USA iniziano ad avere davanti i primi costi sanitari dei burnout e presto si vedranno le prime “pubblicità progresso” sulla necessità di disconnetterci perché le nuove dipendenze avanzano.
Chissà se ci sarà un cambiamento, che la “moda” del downshifting ci contagi tutti!
Per ora rallento il mio tempo coltivando l’orto, andando in bicicletta, spegnendo le notifiche del cellulare. Mi basterà?
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