Senza più un posto dove stare

All’alba, la notte
notte rimaneva.
L’avvocato con quel senso di giustizia
troppo giusto, per diventare un buon avvocato.
Una ragazza dal culo grosso
rideva troppo e si sentiva troppo vecchia
per spezzarsi in due parti disuguali.
Un bambino venti anni prima
aveva lanciato al cielo un’anima, forse la sua
e da allora una brace spenta
gli bruciava senza rimedio il cuore.

La pioggia pioveva.
Appoggiata al vetro appannato
un sonno grigio mi rigava gli occhi
e così, aspettavo le sette di mattina
nella città morta sette ore prima.

Avevo perso il volo
e avrei perso il mio treno,
ma in quel preciso momento
non lo sapevo. Avevo
un’infinità di parole cui pensare,
ma in quel preciso momento,
potevo solo dimenticare.
Dovevo andarmene via e
volevo partire, ma non per arrivare.

 

2 comments on “Senza più un posto dove stare

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