Noi bambini del cortile delle case popolari che facevamo le sedute spiritiche nelle scale dei condomini.
O all’oratorio estivo che a gruppetti di ragazzine in pantaloncini e canottiere, infradiciate, ci piazzavamo a fare il tifo durante il torneo di pingpong perché c’era l’animatore, quello carino, che sapevamo che arrivava in finale.
E di certi pomeriggi al mare, a resistere sotto l’ombrellone finché il bagnino veniva a chiuderlo. A rifugiarsi poi alla Bussola, mangiare un pezzo di pizzétta bianca, a farsi leggere le carte e il fante era quello che ti piaceva con la bicicletta.
E di quelle estati di solitudine. A vivere sola in Famagosta, ad aspettare quell’amore che ti fa solo aspettare, a scrivere.
La parentesi nella parentesi, quando piove d’estate.
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