Quando ero bambina mio padre, che lavorava all’ortomercato, ci portava a casa sacchi da 10 kg frutta secca: cioè intendo proprio 10 kg di nocciole, 10 kg di noci e così via!
Non so come il balcone reggesse a tutta quella frutta.
Ah, non c’entra nulla ma io quando avevo sei anni avevo già visto e assaggiato tutta la frutta esotica che ancora adesso fa tanta scena nei supermercati a natale e che hanno il coraggio di vendere a 5 euro al frutto (il preferito di mio padre era il mangosten, il mio invece la granadilla).
Questo per dire che da noi a Natale c’era un’abbondanza di frutta esagerata! Tanto che la regalavamo a tutti, cestini pieni di frutta esotica, datteri, frutta secca, ciliegie!
L’abbondanza degli anni ottanta da noi si manifestava così!
Comunque, tornando alla frutta secca, ci facevamo un dolce pugliese, anzi, tipico cerignolano, la pizza a sette sfoglie: 7 sfoglie di pasta sottili con all’interno frutta secca, cioccolato, miele…
Mi mettevo io, insieme a mia mamma, o a mia zia Lina, le uniche che avevano voglia di riprovare a fare quel dolce che solo mia nonna sapeva fare. E infatti poi non veniva mai come doveva: ogni fratello o sorella di mio padre aveva da dire la sua, o il dolce era troppo secco, o c’era poco zucchero, o ci voleva più olio, e io ci rimanevo sempre malissimo perché fare la pizza a sette sfoglie è uno sbattimento infinito, e poi ero permalosa, come adesso.
In questo dolce ci voleva tantissima frutta secca e ci pensava mio padre a sgusciarla tutta.
Io quest’anno non mi sono cimentata nella titanica impresa delle pizza a sette sfoglie [Anche se mia mamma ha scoperto che oramai su internet è pieno di ricette quindi ha provato, con la ricetta non si dovrebbe sbagliare e invece secondo me non era così come l’aveva fatta lei, e gliel’ho pure detto. Che stronza.]
Io ho comprato il mio sacchettino di frutta secca mista, che già è costato tantissimo, e volevo fare una versione appena diversa del plumcake che faccio sempre, una cosa semplice.
Ma spaccare la frutta secca è stato un incubo.
Ci ho impiegato tantissimo e inizialmente mi sembrava quasi un’esperienza catartica… io nella solitudine della mia cucina, con lo spaccanoci rubato a mia madre, ogni guscio spaccato mi sembrava di simbolo di ogni ostacolo superato nella vita e così via…
Una deficiente.
Poi sono passata alla depressione.
I gusci partivano ovunque, sui vetri della cucina, sul gatto, nei miei occhi!
Dopo poco ho rinunciato a spaccare la mandorle che erano durissime, ma veramente impossibili!
Le noci si spappolavano e le mie preferite sono diventate le nocciole belle piccoline che si sgusciavano bene, ma nel sacchetto non ce n’erano neanche tante!
Appena ho preso la mano con lo spaccanoci mi sono presa dentro il pollice e mi sono usciti due così, lì, i topolini!
Il risultato dopo ore era scarsissimo, allora ho messo insieme il dolce e l’ho messo in forno.
Mi sono buttata sul divano stravolta, presa dai ricordi della mia infanzia e dal pensiero di non avere nessuno qua che spaccasse le noci al posto mio, e ho dimenticato il dolce che si è pure bruciato.
Sono [cose che succedono]
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