Personal branding, anche no

A volte la rete ricalca modelli già visti nei media chiamati tradizionali. La tv, i giornali.
A volte prende il peggio di questi e ce li ripropone con nostra somma gioia: chi non aspettava altro che leggere centinaia di marchette sui blog, non ci bastavano certo quelle sui settimanali nazionali!
Solo per fare un esempio.

Fare personal branding ha come obiettivo comunicare al meglio la nostra immagine online. Perché? Nella migliore delle ipotesi facciamo personal branding per vendere qualcosa, molto più spesso è solo per avere un largo pubblico che la mattina legga le nostre cazzate su facebook. Certi tronisti non fanno niente di più o di diverso.
Il tutto si misura a suon di like e di retweet.
E di gradimento da parte del grande Dio GOOGLE al quale offriamo sull’altare del SEO cesti pieni di contenuti poco gustosi ma vitaminizzati di parole chiave.

Sì, perché se sai fare davvero bene personal branding potresti anche non avere una personalità che vale la pena davvero di considerare “brand”.
Così come se le offerte all’altare del SEO sono davvero cospicue a nessuno importerà davvero del contenuto delle ceste.
Dicono così.

E così vi lascio, con la canzone del 2013 (ma anche del 2012) E buon lunedì!

2 comments on “Personal branding, anche no

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.