Elogio alla vigliaccheria

Ode al vigliacco. Che si muove sulle pareti e trova sempre vie di fuga.

L’accezione negativa della parola vigliacco è ingiusta.
Credo sia colpa della letteratura che ha sempre premiato i cuori impavidi.
Ma la vigliaccheria è una dimensione dell’uomo e della natura che va accettata.

Il vigliacco, a differenza dell’audace, è un mite.
Non si pronuncia se non interrogato.
Conosce il valore della diplomazia.
Non vuole correre rischi perché apprezza la vita e sa che nello scontro spesso si perde qualcosa.
Non si permette sguardi indiscreti.
Non vuole il tuo spazio: camminando con passo un po’ nervoso, sempre o troppo avanti o troppo indietro, si crea il suo e ne gode.
Non si lamenta se non ottiene quello che vuole, spesso non lo sa e non se lo chiede.
Il vigliacco ti sorride sempre.
Nella vita fa semprea comodo avere un periodo con un vigliacco seduto sul divano del salotto, o al tavolo di una riunione di lavoro.
Non mette in discussione le tue azioni perché fondamentalmente ha paura.

Ma il vigliacco è vigliacco per lo stesso motivo per cui il coraggioso è coraggioso: l’istinto di sopravvivenza.
E allora è qui che bisogna stare più attenti.
Perché il vigliacco ha così paura, è così terrorizzato, che l’istinto lo porta sempre a trovare una via di fuga. L’istinto lo porta sempre a cercare di pararsi il culo.
E se può, il vigliacco, lo fa con la pelle degli altri.
Per esempio distrugge il lavoro di 50 persone per salvare il suo. Così, per esempio.

Il vigliacco è colui che mette i fiori sulla tomba del coraggioso.

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