C’è quel sole velato che la luce sembra di nebbia.
Sono quelle ore in cui mi impongo di non aver niente da fare. Non va di moda, lo so, dire di essere superimpegnati, questo è il periodo del mindfulness, ma chi ha i bimbi piccolissimi lo sa, le ore volano e non si sa come visto quanto sono pesanti. Ma è meglio fermarsi. Mi fermo.
Riempio il tempo con qualche foto. Infilandomi con l’occhio in un cespuglio per un fiore più bello di altri. O oltre il lago, per quel colore che sembra viola.
Mi manca il tempo del niente che potevo avere da ragazzina, da adolescente e appena appena dopo. Quando scrivevo sulla panchina cuori neri e rossi con i nomi degli amori del cortile, della scuola e dell’oratorio: solo a undici anni ogni luogo ha il suo amore.
O il tempo del liceo, con le canzoni dei No Doubt, i pomeriggi senza studiare, nell’aula per organizzare la festa di fine anno, quali gruppi suoneranno quest’anno? Dai suoniamo anche noi!
Il tempo senza richieste, silenzioso, che non ti chiede niente e dove non devi dare niente.
Ora il tempo parla, ha una voce che dice “Possiamo fare il bagno?” e tante tante altre cose.
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