Ogni tanto vado in via Segneri perché c’è la farmacia ed è la farmacia migliore del quartiere: sono gentili, preparati, si sono ingranditi, fanno i tamponi senza dover prenotare.
Prima si trovava in via Segneri e ora si è spostata di qualche metro, è in piazza Tirana, prima al suo posto c’era l’edicola.
Quella è la zona dove sono nata.
L’altro giorno sono tornata in farmacia e ho fatto due passi, così per vedere come tutto era cambiato ma sempre uguale. Degradato, sporco e anche un po’ pericoloso, come era una volta.
Quasi tutti i negozi hanno chiuso o hanno cambiato gestione, attività. Dove c’era il lattaio Ernesto ora c’è un parrucchiere, la cartoleria ha la serranda abbassata da anni e così via. La merceria invece è ancora aperta. Presa dalla nostalgia ho fatto anche una foto e l’ho pubblicata su instagram.
Il sentimento era più che onesto, io adoravo la merceria. Mi piaceva tutto quello che c’era intorno al cucire, ricamare, fare la maglia. Ogni tanto andavo con mia mamma, qualcosa serviva sempre: una toppa, un bottone, una cerniera. Prima queste cose te le sistemavi a casa. E io speravo sempre di avere qualcosa di nuovo da fare, un piccolo telaietto, dei fili per ricamare. Ma questo posto era carissimo.
Poi con mio fratello ieri ricordavamo anche quanto erano antipatici i titolari, un po’ snob, indisponenti, saccenti… come solo certe sciure e sciur milanesi potevano essere.
Per fortuna ci siamo mixati per bene con tanti altri caratteri e identità. Di “polentoni” non ce ne sono più tanti.
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