Quando.

Quando non dà resto la mancia.
Quando la sera si stanca,
cede alla gravità,
e anche l’ombra dell’anima tramonta.
Quando prima del dopo
è già passato, o non passerà il durante.
Quando uno sguardo condiviso,
che amalgama all’eterno due istanti paralleli,
si frantuma nella polvere cieca
di quattro pupille apparentemente speculari
e già lontane.
Quando poi i volti della gente sbiancano
nell’espressione muta dei pronomi impersonali.
Quando non ci sono parole fresche
condite di virgole né accenti in frigo
Quando i sogni finiscono con le lettere
della tastiera
e con youtube (mi piace)
e il sonno che non viene.
E quando chiedo la notte,
per interrogare pensieri a tentoni,
quando le risposte, come le idee, come il sole,
si vedono, ma non si possono guardare.

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