La partita di pallone

Era la nona partita di campionato e avevo 13 anni. Mio padre mi faceva giocare ancora anche se non me ne fregava un cazzo delle partite e degli allenamenti e delle pizzate dopo la partita. La mia squadra era piena di stronzi esaltati.
Pioveva, come al solito. Il ritrovo era sotto la banchina alla metro di Famagosto e quando arrivammo quello stronzo di Alex era già lì con il padre. Alex iniziò a rompere i coglioni con le sue battute sulla panchina. Perché ero stato in panchina quasi sempre.
Continuavo a morsicarmi il pollice sinistro e intanto iniziai a pensare a quello che avrei voluto fare: volevo andare da mio padre e chiedergli di farmi giocare, anche in difesa,perché me lo sentivo che era il mio cazzo di giorno, poi sarei andato in campo e avrei preso quella cazzo di palla e me ne sarei fregato dei suoi schemi e avrei corso, corso, e avrei spaccato la porta con un goal. Allora mentre quello stronzo di Alex mi guardava e rideva con il buco tra i denti davanti, andai da mio padre. “Papà, oggi gioco?”
Lui mi rispose a bassa voce un “non lo so” e io allora continuai “Papà, so che non ho fatto tutti gli allenamenti ma hai visto giovedì ero in forma, dai, fammi giocare almeno oggi, sto in difesa, mi concentro”
Mio padre fece pure un sospiro. Che cazzo, un sospiro. Poi disse di sì. Così mezz’ora dopo ero in campo sotto quella cazzo di pioggia.
Quando mi arrivò il pallone sentivo tutti gridare “Dagliela al portiere, dagliela al portiere” ma io ormai avevo deciso e iniziai a correre. Ero arrivato quasi alla linea del centro campo, la porta era così vicina e non vedevo persone in giro, caricai il calcio più forte che avrei mai potuto immaginare e lo tirai contro il pallone. Scivolai nel fango e sul pallone che in un secondo fu preso da qualcuno dell’altra squadra.
Quel cazzo di Alex mi gridava parolacce e nella nebbia vedevo sbracciare papà dalla panchina.
La partita finì e entrai negli spogliatoi con il fango anche nelle mutande mentre i miei compagni di squadra capitanati da Alex mi eleggevano capo degli stronzi.

(non finito)

 

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